MANUALE PER IL RECUPERO ARCHITETTONICO
Art. 9 Muri, recinzioni, sistemi di chiusura esterna, solai
Nell'area oggetto di studio i materiali utilizzati sono pietra, legno e laterizio, come riportato
nell’art. 0.7: mappatura ambiti territoriali e tipologie.
Nella costruzione e nel restauro si devono rispettare le modalità costruttive che seguono.
Art. 9.4 Intonaci
In molti edifici tradizionali l'intonaco compare come finitura sia di muri di pietra che di laterizio.
In generale l’impasto originale è costituito da calce idraulica naturale prodotta cuocendo marne naturali in forni verticali a 900°C circa (una parte), grassello di calce stagionato in fossa a cielo aperto per minimo 12 mesi e cotto a trucioli di legna (½ parte) e 4 parti di sabbia silicea di fiume locale ben pulita e vagliata a 0-3 mm.
La mano finale, la così detta stabilitura, richiede maggiore lavorabilità e quindi alla calce idraulica naturale (una parte) si aggiunge calce aerea in pari quantità e le sabbie sono composte in curva granulometrica chiusa più bassa 0-0,6 mm.
A seconda della zona di confezionamento negli intonaci si possono rinvenire inclusioni di terre locali. Questo tipo di finitura ha modulo elastico e caratteristiche chimico-fisiche compatibili sia con le murature di pietra che di laterizio ed è traspirante.
Gli intonaci a matrice cementizia, al contrario, non sono compatibili con i supporti murari di pietra e laterizio, non sono traspiranti e contengono sali che portano al rapido degrado delle superfici.
L'intonaco originale deve essere conservato.
Quando, a causa dell'elevata presenza di sali, è preferibile la rimozione, il reintegro deve essere attuato con l'utilizzo di intonaco a base di calce idraulica naturale opportunamente dosato; è vietato l'uso di prodotti a matrice cementizia.
Tutti gli intonaci a matrice cementizia devono essere rimossi.
Indicazioni generali: “Costruire sulle Alpi”, pagina 104; “Superfici murarie dell’edilizia storica”, in particolare capitoli alle pagine 29, 67, 177, 181, 185, 237, 309 e 327.
Intonaco graffito (art. 10.1.5.): da conservare e restaurare in modo filologico (“Superfici murarie nell’edilizia storica” in particolare capitolo a pagina 67). Per sviluppare nuove professionalità e favorire la creatività degli artigiani consentire un utilizzo “moderato ed attento” dei graffiti anche nella ristrutturazione di edifici che non ne avessero in origine.
Intonaco dipinto (art. 10.1.6.): da conservare e restaurare in modo filologico. Per sviluppare nuove professionalità e favorire la creatività degli artigiani pittori consentire una realizzazione “attenta” di dipinti anche nella ristrutturazione di edifici che non ne avessero in origine (art. 9.5.)